Iazzi

Pause di Comunità tra Palazzi e Pietre

La città è sempre più uno spazio di confronto e conflitto continuo. Tra vicini di casa, tra dirimpettai, tra residenti e commercianti, tra automobilisti, tra generazioni. Più si riducono i margini di realizzazione dei progetti biografici e più si fa strada la dimensione precaria della vita, più la complessità dei rapporti tra le diverse comunità di abitanti della città aumenta, più si moltiplicano le occasioni di conflitto. Troppo spesso questi conflitti si incancreniscono anche a causa dell’assenza di spazi di mediazione, luoghi di incontro dove imparare a stare con le diversità.

I social network, a causa degli algoritmi che sottendono il loro funzionamento, tendono ad abituarci ad avere a che fare solo con chi la pensa alla stessa maniera, alimentando le fratture, o creandone di nuove. Ritornare ad avere a che fare con la complessità del tessuto sociale urbano, riconoscendosi gli uni con gli altri come abitanti con eguali diritti e doveri, apprezzando la bellezza e la semplicità della natura, in pause verdi negli spartiti di pietra e di cemento, può essere uno degli obiettivi a medio termine di Iazzi.

Gli iazzi sono pause nei boschi, le radure, dove entra la luce del sole, dove è possibile riposare. Così come gli iazzi naturali, il verde innestato dal DUC e dal Comune di Martina Franca, a macchia di leopardo, nel tessuto urbano della città, sono pause tra il cemento e le pietre, pause dalla calura, dai conflitti, ma anche luoghi di lavoro, come le aie delle masserie. Sono spazi comuni da custodire e da frequentare, da utilizzare con altri tempi e altre modalità rispetto alla frenesia a cui siamo abituati. Sono pause, appunto, da qualunque cosa serva prendersele.

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